Il windsurf libera la mente!

5 novembre, 5 dicembre e 5 febbraio, queste sono le date delle ultime tre uscite in windsurf.  La circostanza di averle effettuate tutte il giorno 5 rende ancora più lampante il lasso di tempo intercorso tra loro e pone, inesorabilmente, il solito interrogativo: “vale la pena continuare a praticare windsurf con queste frequenze?”. Posta così, la domanda meriterebbe una risposta di eguale ovvietà; ma lasciando da parte la legittima frustrazione di noi praticanti, credo non si possa fare a meno di considerare che il windsurf, ed in particolare la disciplina wave, sia tutt’altro che uno sport canonico che puoi praticare costantemente per mantenerti in forma. Il vento e le onde non puoi averli con regolarità o prenotarli quando ti fa più comodo.  A differenza degli altri sport, a mio avviso, più che il fisico dovrebbe essere allenato il cervello, perché, soprattutto se si ha la pretesa di praticare windsurf wave alle nostre latitudini, è proprio l’encefalo ad essere interessato dalla perdita di qualche pezzo nel suo interno, tanto che ogni uscita in windsurf diventa una sorta di ricerca proprio di quel pezzo andato perduto in ambito cerebrale. Purtroppo quel benessere del ritrovamento è solamente momentaneo e dura in funzione dell’entità dell’uscita. I tempi di dissipazione dell’appagamento sono direttamente proporzionali alla qualità della session. Ma c’è da dire che il windsurf è anche altro. L’altro giorno, per raccontare la mia ultima esperienza, essendo molto preoccupato, non riuscivo a chiudere occhio per tutta la notte. Bombardato dai continui pensieri mi alzo insofferente dal letto intorno alle 4.00 del mattino e, trasportato dal solito riflesso condizionato, guardo le previsioni: maestrale a Torre Canne con 15 gradi di temperatura previsti, che con il gelo e la neve del periodo, erano una sorta di miracolo. Senza batter ciglio, invece di andare avanti e indietro per casa nevroticamente, prendo la mia decisione: parto! Tanto peggio di così non può andare. Non vi nascondo che, lungo il percorso sono stato più volte tentato a girarmi e data la stanchezza, ho dovuto fare anche un paio di soste in autostrada per riposare gli occhi e raggiungere incolume lo spot. Ma vi assicuro, che arrivare all’alba a ridosso della spiaggia e godermi in solitario lo spettacolo delle onde pettinate dal vento, attraversate da una luce radente quasi accecante, aveva già ripagato le quasi tre ore il viaggio. Se poi mettiamo che quasi narcotizzato da quel panorama sono riuscito addirittura a dormire qualche ora, in attesa di un orario dalle temperature più consone, è come aver vinto alla lotteria.  Sono sempre stato convinto che per praticare uno sport adeguatamente, la tua mente deve essere libera dai pensieri e interferenze ma l’ultimo episodio mi ha dimostrato che è vero anche il contrario, ovvero che uno sport come il windsurf ha un’influenza talmente forte sul nostro cervello, che è in grado di liberarlo.

Paolo (windspirit)