Difficile raccontare un periodo senza averlo vissuto. Sensazioni, entusiasmo, passioni non possono essere descritte senza averle provate. Si può solo cercare di immaginarle dai racconti, dagli articoli e anche dalle immagini, in un periodo in cui le immagini erano poche ma efficaci. Vele e tavole policrome, costumi sgargianti, acconciature schiarite. Quel colore voleva comunicare la conquista di un benessere psicofisico che sembrava impensabile in quegli anni. Bastava una tavola, che dalle dimensioni consentiva di entrare in acqua praticamente sempre, e una vela lasca, per entrare in simbiosi perfetta con la natura.
Il gruppo whatsapp denominato “windsurfing museum“, al quale sono stato aggiunto di recente dall’amico Vittorio Cazzato, è proprio un bagliore di colore in una vita sempre più tendente al grigio. E non si tratta di nostalgici rigurgiti di attempati ex praticanti ma di testimoni di un credo indelebile che perdurerà fino all’ultimo giorno. Perché come dice il mio amico Vladimiro, precursore di questo magnifica disciplina: “il windsurf non è uno sport, ma è uno stato mentale!”. E quando qualcosa proviene da dentro, non te ne libererai mai. Non guarderai mai il mare non immaginandone le potenzialità per una planata. Quel mare e quel vento non ti lasceranno mai indifferente.
L’origine di tutto ciò è stato caratterizzato da anni meravigliosi che questo gruppo vuole ricordare per averli vissuti con passione. Anni in cui non c’era un film o una canzone che parlava di mare che non testimoniasse la presenza del windsurf. Lo stesso Lucio Battisti nel 1982, anno in cui l’Italia vinceva i mondiali di calcio, cantava una canzone intitolata “windsurf”. Quattro anni dopo, un ragazzino di Faenza chiudeva il primo “cheese roll” alle Hawaii, durante l’Aloha classic, la manifestazione più importante di windsurf al mondo. Quel ragazzino si chiamava Cesare Cantagalli e il cheese roll non era un panino al formaggio ma una rotazione aerea in avanti che portò il windsurf italiano alla ribalta mondiale. Qualche mese dopo Alessandra Sensini vinceva il suo primo titolo mondiale iniziando una carriera windsurfistica leggendaria, coronata da ben 4 medaglie olimpiche.
Quelle tavole “da museo”, che erano motivo di insonnia per molti componenti del gruppo, sono ancora oggetti del desiderio. Si cercano nei mercatini con la voglia immutata di possederle e restaurarle per vederle nuovamente navigare. Accanto ad ogni tavola c’è una storia, un aneddoto, un episodio. Pezzi di vita avvolti da una passione talmente grande che uno come me, può solo fare una riflessione: peccato non esserci stato!
Paolo (windspirit)