Una cosa è certa: non mi vedrete mai su un wingfoil! E lo affermo non perché abbia un pregiudizio nei confronti di questo sport che ormai sta spopolando in ogni dove, ma semplicemente per l’amore incontrollato che provo per il windsurf. L’amore per quelle sensazioni che non riuscirei a rimpiazzare nemmeno in questo lungo periodo di astinenza. Per quelle sensazioni che hanno condizionato la mia vita professionale e quella familiare. Per quelle sensazioni ineguagliabili da qualsiasi altro sport, avendoli provati quasi tutti. Quelli come me che sono rimasti irremovibili persino alle lusinghe del kitesurf di una quindicina di anni fa, difficilmente possono essere attratti da uno sport che già nel nome fa a meno della parola surf.  Il contatto con l’onda, dal quale la parola surf trova la sua origine, viene demandato ad una enorme pinna immersa nell’acqua, appunto il foil. Qualcuno poeticamente la definisce “andatura a delfino”, qualcun altro  semplicemente “volo” ma, non giudicatemi male, io resto fedele alla planata nuda e cruda. A quel contatto con l’acqua che mi ha avvicinato al mare nonostante avessi già trent’anni suonati. Per quanto mi riguarda voglio continuare a sentire la tavola scivolare sull’acqua. Percepire in andatura ogni minima increspatura del mare. Sentire i rails e le pinne incidere la parete dell’onda e avvertire lo schiaffo della cresta quando viene impattata dalla prua. Sono emozioni che non sono equiparabili a nient’altro. Sarò diventato un vecchio estremista, ma per me quelle sensazioni sono e saranno sacre e non le affiancherò a nient’altro. Non sprecherò una sola giornata di vento e onda per galleggiare in aria alla ricerca di qualcosa che invece ho già. Perché anche la storiella che con soli 10 nodi il divertimento sarà assicurato, io non la berrò mai. Le giornate con 10 nodi non le guarderò mai come giornate perse anche nei periodi bui come questo. Con 10 nodi di vento mi dedicherò a quello che, con il vento forte, ho rinunciato per amore, per amore del windsurf.

Paolo (windspirit)