I libri di storia dovrebbero dedicare un capitolo intero al 4 dicembre del 1969. Una data memorabile per i surfisti da onda perché associata alla più grande mareggiata del ventesimo secolo.
4 dicembre del 1969 Oahu Isole Hawaii
Case sradicate, alberi divelti, spiagge polverizzate. Lungo la costa nord di Oahu, si sentiva solo il fragore delle onde e la sirena del camion dei vigili del fuoco, intento a velocizzare le operazioni di evacuazione degli abitanti della costa. Tutti scappavano il più lontano possibile tranne un’auto, che con un longboard sul tetto, procedeva in direzione opposta. Alla guida c’era Greg Noll, surfista locale resosi famoso per la sua abilità nelle grandi onde. Greg stava controllando tutta la costa nord di Oahu alla ricerca di uno spot che potesse reggere la quelle enormi montagne d’acqua, ma da Waimea a Laie gli spot non erano surfabili, così Greg decise di spostarsi a Makaha, sulla west coast. Davanti ai suoi occhi scene di panico. Le strade erano piene di poliziotti che con i megafoni intimavano gli abitanti ad evacuare la zona. La gente impaurita scappava in ogni direzione per mettersi in fuga e sullo sfondo gigantesche onde che si abbattevano sulla costa. Greg decise di fermarsi a Kaena Point, scaricò la sua tavola dal tetto e fu immortalato, da John Severson, in quella che fu descritta da Surfer Magazine, come la più grande onda mai fotografata.
“Sapevo che l’onda di Makaha era l’unica onda surfabile con una mareggiata di quelle dimensioni. Io e pochi altri ci buttammo in mare ma, col passare del tempo, le onde aumentarono sempre più di misura, così uscirono tutti quanti e mi ritrovai da solo la fuori. Sapevo di avere il 50% di possibilità di sopravvivere e mi domandavo se valesse la pena sacrificare tutto quanto per un’onda; dovevo solo remare per un centinaio di metri verso il canale e sarei potuto uscire. Alla fine decisi che non mi sarei mai perdonato se mi fossi lasciato sfuggire quel giorno senza provare a prendere neanche un’onda. Se non lo faccio, in un attimo avrò ottant’anni. Andrò in giro agitando il mio bastone, ancora incazzato per aver mandato in vacca il giorno che avevo aspettato per tutta la vita. A vederla così, non avevo scelta! Quello era il mio giorno, sapevo che occasioni così si presentano una sola volta nella vita, così feci passare la prime due onde del set, poi iniziai a remare e mi buttai verso l’ignoto“
Non c’erano fotografi con i teleobiettivi. Quel giorno c’era soltanto un gruppo di pionieri che dalla spiaggia seguiva con apprensione l’amico intento a scrivere una delle pagine più avvincenti del surf. Quel giorno è stato raccontato per anni, e ancora oggi emoziona ascoltare come Greg Noll fosse partito sull’onda più grande che avessero mai visto. Di come quel puntino, seguito da una scia bianca, attraversasse una parete infinita d’acqua, per poi finirne inghiottito.
“Assieme al giorno della nascita dei miei figli, quello fu il giorno più importante della mia vita“ ha sempre affermato Noll.
Di quella giornata non ci sono scatti, ma quello che conta è che il mondo del surf tutto abbia sempre accettato il fatto che quella sia stata l’onda più grande mai surfata fino ai tempi moderni, alimentando un mito che va avanti da generazioni. Un mito che si nutre di un personaggio fuori dal comune che, in un giorno come quello, rimase in mare da solo, senza leash, senza giubbotto di salvataggio, senza elicotteri ne jet sky. Era solo in mezzo all’oceano a surfare la più grande mareggiata del secolo.
Greg Noll nacque a San diego (USA) nel 1937. Prima si trasferì a nord, presso Manhattan beach, dove cominciò a surfare all’età di 10 anni poi decise di spostarsi alle Hawaii, nella North Shore di Oahu. Greg era famoso per il suo carattere esuberante e il suo disprezzo per il pericolo – tanto da essere soprannominato “Da Bull”( il toro ).
A lui si deve l’infrazione del tabù che circondava Waimea Bay, dove nel 1943 un surfista americano di nome Dickie Cross scomparve senza mai essere ritrovato. Macabre leggende e quel terribile episodio avevano alimentato il terrore nei confronti di quell’onda, bellissima e terribile, che i surfisti si limitavano solo ad osservare senza avere il coraggio di affrontarla.
Novembre 1957
“Eravamo lì, sul promontorio, come quasi ogni giorno, ad osservare quei fantastici muri d’acqua che si frangevano nella baia e, a un certo punto, ho semplicemente deciso che ne avevo abbastanza di stare a guardare, così sono sceso sulla spiaggia, ho incerato la tavola e ho remato fuori. Una volta presa la prima onda ero così carico che non avrei voluto smettere mai. Bastò quella cavalcata a spezzare il tabù, tempo qualche minuto e anche i miei amici erano sulla line up. In quel momento è iniziata una delle storie d’amore più importanti della mia vita, quella fra me e l’onda di Waimea, una fantastica storia di amore che è durata vent’anni“.
Graig Noll lascia la terra il 28 giugno 2021 all’età di 84 anni
Paolo (windspirit)