Negli ultimi anni SKA SURF BOARD ha avuto un notevole riscontro tra i surfisti italiani.  Anche io, qualche anno fa, mi sono fatto shapare la mia prima surf board custom hand made, e sottolineo “hand made”, da Giuseppe Di Paola ed è stato amore a prima vista, tant’è che le SKA, nel mio deposito, in un solo anno sono diventate 4, due per me e due per mia figlia. A parte le qualità umane di Giuseppe ed il suo modo di interagire, estremamente disponibile e gentile, il successo che sta riscuotendo è dovuto soprattutto alle tavole che realizza nella sua “shaping room” di Cefalù. Shape molto performanti, qualità dei materiali e tecnologia costruttiva di altissimo livello, stanno facendo di SKA SURF BOARD una delle realtà top del panorama nazionale.

SKA surf board mod. Bullet

Questa intervista nasce proprio dalla mia curiosità di sapere qualcosa di più di questo ragazzo prodigio.

Paolo: Ciao Giuseppe, sei di Cefalù, guarda caso lo stesso paese di Denis Galioto (Denga Surfboard), uno dei primi shaper Siciliani trasferitosi poi in Costa Rica a Santa Teresa. E’ una semplice coincidenza, oppure c’è stata una sua influenza nel farti approcciare allo shaping? Quando hai cominciato e come ti è nata questa passione?

Giuseppe: Ho cominciato nel 2014 e, come giustamente hai intuito, sono stato influenzato da Denis per il semplice motivo che la mia prima tavola custom me la fece proprio lui. Vuoi per la mia formazione culturale derivante dal liceo artistico, vuoi per una leva interiore che si attivò vendendo quell’oggetto del desiderio fatto a mano, dopo pochissimo tempo, la mia folgorazione si tradusse nella voglia di cimentarmi in quell’arte e subito, invogliato anche dai surfers locali, allestii un laboratorio per costruire le prime tavole. Ben presto quel laboratorio cominciò a starmi stretto tanto che dovetti realizzarne un altro più grande. Ti anticipo che a breve, farò il mio terzo laboratorio che mi servirà per produrre anche tavole di 12 piedi.

Paolo: Come si articola la tua giornata tipo?

Giuseppe: Dopo aver fatto colazione e fatto passeggiare il cane, scendo in laboratorio ed organizzo la giornata in funzione delle lavorazioni che devo eseguire ed anche in funzione delle caratteristiche igrometriche della giornata. Capita che la mattina resino ed il pomeriggio mi dedico allo shaping, o viceversa…non ho una regola fissa. Se c’è onda cerco di prendermi una mezza giornata per scappare a mare a surfare.

Paolo: Ho potuto appurare che ti avvali del computer per realizzare dei rendering 3d per illustrare come saranno tavole che realizzerai. E’ solo un supporto di completamento, per così dire estetico, oppure utilizzi dei software che ti sono di ausilio alla progettazione ed all’archiviazione dei vari shapes? 

Giuseppe: Il computer è un valido aiuto nella progettazione delle tavole. Mi consente, sia di avere un archivio sempre aggiornato delle tavole che realizzo, sia di mostrare ai clienti il prodotto finito con delle immagini tridimensionali. Anche il volume, ed i vari parametri della forma, vengono valutati “a priori” grazie al software di modellazione. Ovviamente tutto passerà per l’aspetto “creativo” che solo le mani e la mente dello shaper possono conferire al prodotto.

Paolo: Oggi  la tecnologia ha raggiunto livelli incredibili sia per la modellazione delle tavole che per la finitura. Perché secondo te un rider dovrebbe affidarsi ad uno shaper per farsi costruire una tavola su misura e artigianalmente con materiali e tecniche tradizionali?

Giuseppe: Il prodotto custom, rispetto a quello industriale, ha notevoli differenze sia dal punto di vista costruttivo che di shape. Per quanto riguarda la componentistica e i materiali, non subendo i compromessi della produzione di serie, io utilizzo solo prodotti di altissima qualità: dalle resine ad alta prestazione, ai foam, per poi arrivare ai plug ed alle scasse. Utilizzo solo materiali che mi garantiscono due qualità principali: resistenza e durata. Non ho nessuna esigenza in merito alla velocità della realizzazione. Ogni tavola viene controllata in maniera maniacale, in ogni dettaglio. E per far questo occorre del tempo…

Paolo: Certo Giuseppe, “time is money” diceva qualcuno! Bisogna dire che le tavole industriali vengono prodotte con frese a controllo numerico CNC che hanno notevoli margini di approssimazione … ne consegue un risultato finale, se non controllato adeguatamente, molto impreciso. Io stesso, avendo da sempre l’abitudine di misurarmi tutte le tavola da windsurf e di conseguenza da surf, ho potuto appurare spesso delle imperfezioni quali: differenze tra un bordo e l’altro, difforme allineamento tra le scasse delle pinne. Per non parlare dei difetti nelle resine… stendiamo un velo pietoso… che è meglio…

Giuseppe: Io non ho alcuna esigenza ad accelerare la realizzazione di una tavola per “massimizzare la produzione”. Mi comporterebbe uno stress insopportabile. Vanificherebbe quell’aspetto contemplativo e artistico che sin dall’inizio mi ha spinto ad approcciarmi allo shaping. I tempi di catalizzazione della resina, ad esempio, per me sono sacri!!! non uso artifizi per alterare i normali processi chimici dei materiali perché, per me, è fondamentale che abbiano le giuste caratteristiche meccaniche. Per quanto riguarda gli shape, oltre ad un controllo puntiglioso di ogni millimetro della tavola, con i custom si può avere il vantaggio, inimmaginabile, di surfare con tavole pensate e costruite per le proprie caratteristiche fisiche e tecniche ed ottimizzate per gli spot dove si ha intenzione di usarle.

Paolo: Ho visto che hai sviluppato diversi modelli, ovviamente personalizzabili in base alle singole esigenze. Quale pensi sia il modello più adatto alle nostre condizioni italiane?

Giuseppe: Per un surfista di livello medio/alto mi sento di consigliare la SK2, un modello che funziona bene in tutte le condizioni… il giusto compromesso per vari tipi di onda. Realizzo anche modelli ibridi molto performanti, come la bullet, che tu conosci molto bene, i divertenti magic fish fino ad arrivare a modelli entry level come il big boy ed il wave seeker, che anche hai avuto il piacere di conoscere. Non esiste un modello generale, ognuno, in base al proprio stile ed alle proprie capacità avrà la sua tavola ideale per surfare e trarre il massimo divertimento dalle sessions.

Paolo: Come diceva qualcuno: “la vita è troppo breve per sprecare delle session con tavole non idonee“. Tra i surfisti molti stanno optando per tavole classiche, tipo fish o long. Tra l’altro ho viso che spesso utilizzi un piccolo fish. E’ uno shape classico oppure hai apportato delle modifiche?

Giuseppe: Il mio magic fish è una tavola visibilmente con linee classiche ma coniugate con linee delle tavole moderne ad alte prestazioni. Con onda medio/piccola, e perché no, anche con onde più grosse,  riesce a regalare bellissime sensazioni di fluidità e manovrabilità. E’ una tavola che nel quiver non dovrebbe mai mancare in quanto si adatta alle condizioni come nessun altro modello. Per gli amanti delle linee più classiche, costruisco dei retro fish, dei mid length anni ’70 e gli immancabili malibù e minimalibù

Paolo: Stai crescendo tantissimo sia con il surfboard che con le tavole per il kite. Hai altri progetti per il futuro?

Giuseppe: Per il futuro ho intenzione di continuare sia con il surf che con il kitesurf, studiando nuovi modelli con nuove linee che assecondino i nuovi stili e perché no anche il wing foil … poi ho anche altri progetti che, anche per scaramanzia, per il momento li tengo riservati.

Paolo: Per finire una curiosità: sul tuo logo viene rappresentato un pavone, e spesso nelle nostre telefonate si sentono dei “rumorosi” pavoni in sottofondo, come mai?

Giuseppe: Il logo rappresenta le mie origini. Il pavone è una presenza costante nella mia vita. Intorno casa mia vive una colonia di pavoni da quando sono nato. La sigla SKA, invece, è un riferimento allo skate. Grazie allo skate, che è stato la mia prima passione, ho scoperto il surf.

Paolo: Grazie per la disponibilità Giuseppe, buon lavoro.

Giuseppe: Grazie a te Paolo.

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