Come pensiamo di ingannare il cervello.
In questi giorni riflettevo su come la società moderna abbia subdolamente trasformato le nostre abitudini, introducendo quegli atteggiamenti consumistico-patologici che inevitabilmente si riflettono anche su di noi, appassionati di windsurf. Un famoso economista, diversi anni fa, metteva in contrapposizione il diverso approccio della società affermando che: “prima si produceva per consumare, mentre oggi si consuma per produrre”. Difatti, oggi, ogni messaggio è volto ad incoraggiare dei falsi bisogni che gradualmente innescano un meccanismo mentale secondo il quale non si raggiunge la felicità se non si entra in possesso di un tale prodotto. L’acquisto, forse anche da quando è stato introdotto “ad arte” l’inglesismo “shopping”, da iniziale fonte di necessità è diventata un’attività ricreazionale, o ancor peggio, una tecnica per scaricare, per esempio, le tensioni di una giornata difficile o di un periodo particolarmente stressante.
L’assenza di vento, per esempio, determinando un notevole disagio psicologico nei praticanti incalliti, per una sorta di riflesso condizionato, genera proprio le voglie di cui sopra. Se ci fate caso il periodo in cui si acquista più materiale è il periodo in cui il materiale si usa meno. Si sfogliano i cataloghi, si consultano i vari siti, si cerca quell’appagamento terapeutico, mediante l’acquisto di beni superflui.
Per fortuna che a salvare il cervello, e di conseguenza il portafogli, molto spesso ci pensano le previsioni del vento che riaccendendo la speranza di uscire in windsurf, assopiscono i malsani desideri “comperecci”.
Paolo (windspirit)